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Stili di attaccamento tra genitori e figli

Durante una serie di incontri con genitori è stata notata una costante, ovvero il bisogno di esprimere la loro personale storia, le loro incertezze ed i loro dubbi con lo scopo di venire rassicurati sul fatto di essere o meno dei buoni genitori. Cercando un modo di dialogare sul rapporto diadico genitore-figlio, abbiamo adottato come riferimento teorico il concetto bowlbiano di stile di attaccamento,  partendo dal considerare lo stile relazionale che caratterizza il rapporto tra genitori e figli come qualcosa di unico, specifico e gratificante. All’interno di questo lavoro, proposto in prima linea ai genitori stessi, abbiamo utilizzato gran parte di quanto indicato da D.W.Winnicott (1953;1965), famoso pediatra e psicoanalista inglese, il quale basa la sua teorizzazione sulla “sana” assenza di una madre perfetta, ovvero sul concetto di “madre sufficientemente buona” cioè una figura accogliente, non esente da errori ed omissioni, in primis in grado di porsi la questione dell’essere madre, in grado di sostenere (holding) lo sviluppo del proprio figlio. 

Le ricerche di Bowlby (1969;1973;1979;1980;1988) e Ainsworth (1966) sugli stili di attaccamento mostrano che il precoce rapporto genitore-figlio getta stabilmente le basi da cui evolveranno i futuri stili relazionali del bambino. In particolare, è stato evidenziato che sia all’età di sei anni che durante l’adolescenza è possibile riscontrare forti correlazioni tra il modo attuale di relazionarsi del ragazzo e il tipo di rapporto instauratosi a suo tempo con i genitori. Studi recenti (Cataudella et al., 2002) hanno mostrato le modalità con le quali l’attaccamento si instaura sin dai primi giorni di vita e la specifica diversa natura a seconda che il figlio interagisca con il padre o con la madre.

Al fine di rendere fruibile quanto sopra esposto, ovvero presentabile ad un auditorium spesso formato da non addetti ai lavori (incontri per genitori), abbiamo condensato la categorizzazione classica che distingue un tipo di attaccamento sicuro da altre tre diverse categorie in due macrodistinzioni: attaccamento sicuro e attaccamento insicuro.

L’attaccamento sicuro è caratterizzato da una figura genitoriale disponibile, incoraggiante, pronta a rispondere quando chiamata in causa per offrire un sostegno, ma che interviene attivamente solo quando è chiaramente necessario, in grado di promuovere l’autonomia del proprio figlio e di essere punto di riferimento (base sicura) nel momento del bisogno.

Partendo da questo, abbiamo pensato di realizzare dei brevi filmati per presentare ai genitori alcune delle possibili modalità relazionali tra genitori e figli, con il fine di suscitare nelle coppie genitoriali una maggiore riflessione e consapevolezza sull’imprescindibile e unico ruolo che rivestono, ben consapevoli che non esistono “genitori perfetti” come in psicologia non esistono “ricette valide per tutti”. Questo modo di comunicare per simulate è stato  utilizzato per illustrare ai genitori con immediatezza e semplicità concetti quali quello in oggetto di stile di attaccamento, aprendo così una strada alternativa verso nuove modalità di intervento e sostegno alle capacità genitoriali.

 

Ad esempio, una scena delle nostre simulate che mostra uno stile di attaccamento di tipo sicuro vede una madre indaffarata  nei suoi compiti domestici e la figlia che gioca con una casa delle bambole apribile. La figlia chiama la madre e questa le si avvicina:

Figlia: “Mamma, mamma non mi riesce chiudere la casa delle bambole! Uffa!”

Madre: “Dai provaci ancora! Vedrai che ti riesce!”

In questo modo, la madre supporta la figlia senza intervenire ma affiancandosi a lei. Il dialogo continua, mostrando la soddisfazione di entrambi i soggetti, madre e figlia, derivato più che dal compito in sé dall’essersi saputi relazionare in modo gratificante per entrambe:

Figlia: “ Ohhh! Finalmente!”

Madre: “Brava! Bravissima!”

 

All’opposto, l’attaccamento insicuro è contraddistinto da un genitore incerto, incoerente, criticante, ambivalente, iperprotettivo, che non può rappresentare un punto di riferimento stabile e disponibile per il figlio. All’estremo dell’iperprotezione, si trovano i genitori iperdeleganti che responsabilizzano in maniera eccessiva il bambino; in questo modo il figlio si trova a rivestire un ruolo genitoriale che non gli compete, ovvero a fungere da genitore del genitore (Miller, 1994). Riprendiamo la scena di prima vissuta adesso con uno stile di attaccamento insicuro. La figlia chiama la madre:

Madre: “Cosa vuoi! Mi chiami in continuazione! C’ho da fare!”

La madre arriva  sbuffando nella stanza dove la figlia gioca:

Madre: “Che c’è?”

Figlia: “Mamma, mamma non mi riesce chiudere la casa delle bambole! Uffa!”

Madre: “Fammi vedere!”

La madre chiude nervosamente il gioco facendogli fare uno scatto:

Madre: “Hai visto! Che ci voleva! Ora non mi scocciare più che devo continuare a fare le mie faccende!”

 

Il nostro intento si concretizza nel tentativo di evidenziare, sostenere e rafforzare le risorse educative proprie dei genitori, di far intuire l’importanza di comunicare al proprio figlio con gesti esemplificativi e quotidiani che avere fiducia in se stessi significa avere fiducia negli altri; parafrasando Bowlby, quando una persona ha veramente fiducia in se stessa non è così indipendente come suppongono gli stereotipi culturali ma mostra la fondamentale caratteristica di saper contare sugli altri quando le circostanze lo esigono, avendo ben chiaro su chi si può contare.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

- Ainsworth, M.D. (1966). La carenza delle cure materne. Roma: Armando.

- Cataudella, S., Cecchini, M., Coslovi, R., & Celestini, E. (2002, ottobre). Interventi precoci in gruppi a rischio: effetti della facilitazione della comunicazione genitori-bambino nel primo mese di vita. V Congresso Nazionale della Società Italiana di Psicologia della Salute, Firenze.

- Bowlby, J. (1969) Attaccamento alla Madre. In Attaccamento e Perdita, vol. I. Boringhieri, Torino 1976.

- Bowlby, J. (1973) La Separazione dalla Madre. In Attaccamento e Perdita, vol. II. Boringhieri, Torino 1978.

- Bowlby, J. (1979) Costruzione e Rottura dei Legami Affettivi. Raffaello Cortina editore, Milano 1982.

- Bowlby, J. (1980) La Perdita della Madre. In Attaccamento e Perdita, vol. III. Boringhieri, Torino 1983.

- Bowlby, J. (1988) Una Base Sicura. Raffaello Cortina editore, Milano 1989.

- Miller, A. (1994). Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero Sé. Riscrittura e continuazione (1996). Torino: Bollati Boringhieri.

- Winnicott, D.W. (1953). Oggetti transizionali e fenomeni transizionali. In Gioco e realtà (1974). Roma: Armando.

- Winnicott, D.W. (1965). Sviluppo affettivo e ambiente : Studi sulla teoria dello sviluppo affettivo (1974) (2 ed.). Roma: Armando.

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Vorrei smettere di masturbarmi

"Salve! sono disperato e ho bisogno al piu' presto dell'aiuto di qualcuno. Ho 30 anni e non ho mai avuto una ragazza per colpa della mia timidezza e ho pochissimi amici e sono sempre da solo a casa con i miei genitori. E' da quando avevo 13 anni che mi masturbo parecchio.anni fa molto di piu'... oggi riesco a controllarmi meglio pero' mi sento sempre male dopo averlo fatto. Non subito dopo averlo fatto. Il giorno dopo e ho sempre le occhiaie e mi sento stanchissimo. Ho perso la voglia di fare anche le cose che mi divertivano e faccio fatica a lavorare e a relazionarmi con gli altri perche' non mi sento per niente bene e ho sempre queste occhiaie sempre piu' marcate.

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